Lola

Ho scritto a Lola e le ho proposto di prenderci un caffè, le ho spiegato il progetto fotografico e ci siamo incontrati in un bar.
La scena era questa: entro nel bar, saluto Lola e in quel momento esatto il cassiere, il padre di lola e il barman mi hanno imbruttito come per dire ” vedi de fà il bravo, mica stamo qui a aaa, su.. eh… ce semo capiti. non famo cheee“
Poco dopo essermi seduto al tavolo, non contento si avvicina il cassiere, mi guarda e mi fà: “ma glieli hai fatti i complimenti?”
Non avevo ancora capito il perchè, ma le persone attorno a lei le vogliono un bene vero.

Tra un caffè e una passeggiata avevo solo due ore per farmi raccontare la sua vita.
Come prima impressione Lola può sembrare una di quelle ragazze tipo “jo, stai fottendo con la stronza sbagliata” invece più la sentivo parlare più scoprivo quanto fosse grande, complesso e bello il suo mondo interiore.
Lola è una tempesta, ha sempre mille pensieri e vive ogni cosa che gli succede al 100%.
Se ti dovessi dare un’idea è come se avesse uno scarabocchio di pensieri sempre presente sopra la sua testa.
Mi ha raccontato i suoi tatuaggi, del suo cane peloso Pito e delle sue giornate.

Non è una ragazza che riesci a conoscere in due ore e ho deciso di scegliere due semplici situazioni per scattare le foto.
Dopo una settimana ci siamo rivisti e siamo andati a farci una passeggiata con il suo cane Pito in un parchetto.
Il rapporto con il suo cane è qualcosa di meraviglioso.
Se trovi una persona che ti guarda come Lola guarda Pito, sappi che è vero amore.
Appena arrivati nel campo si sono messi a correre, urlare, hanno fatto un casino.
Sembravano quei bambini delle elementari che corrono, tutti rossi paonazzi in faccia, che si bevono il succhetto e stanno pieni di zuccheri in corpo.
Inizialmente lo voleva chiamare col nome di uno stregone poi dopo un pò si è resa conto che lo chiamava sempre con ippipipipiptititi e allora lo ha chiamato Pito.

La sera mi ha portato in questo locale con un’ atmosfera bellissima.
Sembrava uno di quei locali dove per entrare devi dire una password strana per farti aprire la porta d’ingresso segreta. Invece no, basta che entri.
Pareti verdi, tavoli rotondi stile retrò, camerieri vestiti tipo arancia meccanica, e jazz di sottofondo.
Il locale non era affollato perciò ci siamo potuti spostare liberamente in diversi spot per scattare.

Dopo 4 sandwich americani, aver ascoltato il chitarrista che non glia andava di lavorà, fatto amicizia con mezzo locale, ballato il jazz con la sua copertina rossa, siamo tornati a casa.
Solo a fine serata ho capito come mai lei si fà voler bene cosi facilmente.
Tra le sue unicità Lola è spontanea, disinvolta, sincera e impulsiva.
Io sono molto razionale nelle scelte e ogni cosa che vivo stò li ci penso, ci ripenso, mille paranoie.
Lei invece nel parlare o nel fare mi trasmetteva una leggerezza, semplicità e penso che anche le persone che lei ha vicino questo lo hanno capito.